Anteprima nazionale a Nonantola domenica 9 novembre 2008 e a Roma martedì 11 novembre 2008
in onda mercoledì 12 novembre alle ore 08.05 e 00.40 su Rai Tre per La Storia siamo noi-Rai Educational diretta da Giovanni Minoli
Il documentario I ragazzi di Villa Emma di Aldo Zappalà, prodotto da RaiEducational e Village doc&Film in collaborazione con la Fondazione Villa Emma, con il patrocinio e contributo del Comune di Nonantola, della Provincia di Modena, dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia e Romagna e della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, andrà in onda mercoledì 12 novembre, nella rubrica La storia siamo noi, alle ore 08.05 e 00.40 su Rai Tre.
Sono gli stessi ragazzi di allora, che oggi più anziani vivono per la maggior parte in Israele, a raccontare la storia della loro fuga avvenuta durante la seconda guerra mondiale.
73 ragazzini, per la maggior parte ebrei di origine tedesca, vengono prima accolti in Jugoslavia, poi in Slovenia, approdando infine, dal giugno del 1942, in Italia, a Nonantola, paesino di circa tremila abitanti nelle campagne vicino a Modena.
I ragazzi vivranno qui, ospitati a villa Emma, per poco più di un anno, fino a quando, dopo l’8 settembre 1943, la presenza tedesca a Modena si rafforza e la possibilità di un rastrellamento si fa sempre più concreta. I ragazzini sono allora nascosti dagli abitanti del paese e aiutati a fuggire a piccoli gruppi in Svizzera.
La storia di Villa Emma e dei bambini ebrei sottratti alla persecuzione nazista non può spiegarsi senza la generosità e il coraggio degli abitanti di Nonantola che fecero di tutto per stendere un invisibile muro protettivo attorno ai piccoli ebrei.
Tra loro si ricordano in particolare il parroco don Arrigo Beccari e il medico Giuseppe Moreali che nel 1965 sono stati riconosciuti Giusti tra le nazioni dallo Stato di Israele e a loro nome sono cresciuti due alberi al museo di Gerusalemme di Yad Vashem.
17 Giugno 1942 La storia dei ragazzi di Villa Emma
43 ragazzi ebrei in fuga dalla Jugoslavia verso la Palestina scendono alla stazione di Nonantola. Ad attenderli Villa Emma, residenza di campagna dove troveranno rifugio, tra paure e sogni in attesa della terra promessa. Nell'aprile del 1943 si aggiunge un secondo gruppo di 33 piccoli ebrei provenienti da Spalato.
In tutto, 73 ragazzi, dai 6 ai 21 anni, tutti orfani che avevano perso i genitori nei campi di concentramento. A Villa Emma i bambini e ragazzi vivono insieme ai loro accompagnatori e ai loro educatori, Josef Indig, Marco Schoky e il pianista Boris Jochverdson, in condizioni modeste. Eppure molti di loro ricordano quel periodo come uno dei più felici della loro vita.
La situazione cambia radicalmente dopo l'8 settembre 1943 con l'occupazione tedesca dell'Italia e l'arrivo delle truppe tedesche a Nonantola. Villa Emma viene abbandonata in meno di 48 ore e le ragazze e i ragazzi trovano rifugio nel seminario dell'Abbazia, accolti e curati da don Arrigo Beccari, e nelle case dei contadini, degli artigiani e negozianti dei dintorni.
Per sfuggire ai rastrellamenti tedeschi si organizza la fuga in Svizzera: tra il 28 settembre e il 16 ottobre 1943, di notte, i ragazzi guadarono il fiume Tresa e arrivarono in Svizzera da dove la maggior parte di loro, dopo una fuga durata 5 anni, arrivò in Palestina nel maggio del 1945.
Uno dei ragazzi, Salomon Papo, ammalatosi di tubercolosi e ricoverato nel sanatorio di Pavullo, sull’Appennino modenese, non riuscì a fuggire.
Il suo nome si ritrova nell'elenco di un convoglio per Auschwitz. Nel campo polacco morì anche Goffredo Pacifici, quarantenne genovese che si occupa del magazzino di Villa Emma ed è uno degli artefici della fuga in Svizzera: rimane in Italia per far espatriare altri gruppi di ebrei e viene catturato dai tedeschi a Ponte Tresa. Salomon Papo e Goffredo Pacifici sono i soli a non salvarsi tra i rifugiati a Villa Emma.
Azienda: Roberto Righetti - ufficio stampa
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